Inn.fa.res: una nuova falanghina è possibile

Innfares

In chiusura di 2023 sono stati divulgati i risultati di Inn.Fa.Res (INNovazioni per una FAlanghina RESiliente), progetto che si è articolato sostanzialmente in 3 azioni: 1) la sperimentazione di un modello di gestione adattiva dei vigneti di falanghina, in grado di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e salvaguardare la qualità dei vini prodotti; 2) la creazione di un sistema di supporto alle decisioni funzionale a monitorare e fornire assistenza gestionale in tempo reale ai viticoltori; 3) la ridefinizione dei contenuti comunicativi per la valorizzazione di mercato dei vini Falanghina con attributi di resilienza e di sostenibilità.

Ebbene, se non sono certamente trascurabili i dati emersi in merito alla propensione all’acquisto dei vini Falanghina prodotti in modo innovativo e sostenibile*, sono molto interessanti gli aspetti, per così dire, strettamente operativi.

La suddivisione del territorio beneventano in aree viticole omogenee per clima e morfologia (con l’individuazione di 6 “laboratori verdi”, a cui sono aggiunti poi ulteriori 5 siti) e la successiva vinificazione dei grappoli del millesimo 2021 hanno permesso di valutare nuovi scenari colturali in rapporto ai cambiamenti climatici. Meritano ulteriore approfondimento sia la riscontrata diversità delle cinetiche di fermentazione in rapporto ai quantitativi di azoto prontamente assimilabile (APA), sia le criticità connesse con la massiccia presenza di composti fenolici per effetto di errori nella gestione agronomica (ad esempio, un’eccessiva e precoce defogliazione): fattori – questi – che suggerirebbero un cambio nell’approccio enologico.

Si è lavorato, poi, per arrivare all’isolamento di specifici lieviti di fermentazione. Sorprendente è la maggiore caratterizzazione floreale e agrumata rilevata nei vini prodotti con una fermentazione condotta sia con lieviti del tipo “Saccharomyces cerevisiae“, sia con altri non saccharomyces del tipo “Metschnikowia pulcherrima“.

Ancor più rilevante è l’esito del prezioso lavoro di mappatura del territorio beneventano, con la redazione di una carta dei suoli che dovrebbe poi essere disponibile sul sito internet del Centro di Ricerca Interdipartimentale sulla “Earth Critical Zone” per il supporto alla Gestione del Paesaggio e dell’Agroambiente. In un’area estesa circa 208 mila ettari sono stati individuati ben 53 terroir – Sapenzie, Reventa e Cavarena, giusto per citarne alcuni – ciascuno con sue caratteristiche proprie (che necessitano evidentemente di essere conosciute e utilizzate per poter produrre al meglio).

Resta da verificare l’effettivo funzionamento del sistema di supporto decisionale, che pure è una bella innovazione, ma che resta ovviamente subordinato alla capacità che gli stessi viticoltori avranno di alimentarlo in modo corretto e con assiduità. C’è da augurarselo: il sistema potrebbe essere molto utile nel medio-lungo periodo in termini di raccolta di dati statistici.