La Falanghina di Terre Caudium

Falanghina, Terre Caudium

Vi racconto l’estemporanea verticale di Falanghina durante la mia visita a Terre Caudium.

La famiglia Caporaso ha iniziato a imbottigliare soltanto nel 2007, ma a Terre Caudium si producono uve e vino da ben quattro generazioni. È Carmine a occuparsi delle vigne e della cantina: lo affiancano il figlio ventenne Ruben, diplomato all’Istituto Agrario, e le figlie Sara e Annalisa, insieme al marito di quest’ultima Fabio Caccavale. Se non s’è capito, insomma, la quinta generazione è già all’opera!

Gli ettari vitati sono circa due e mezzo: nei pressi della cantina, a Cautano, ci sono due “tendoni” di aglianico e coda di volpe; nella vicina Vitulano, c’è invece un appezzamento di un ettaro e mezzo (per metà aglianico, per il resto falanghina e coda di volpe). La produzione è di circa 7000 bottiglie all’anno; le altre uve prodotte, quando non vinificate per la produzione di sfuso, sono vendute a privati.

Sebbene la produzione di falanghina non sia il core business dell’azienda, mi fa piacere lasciare traccia della mini verticale fatta in cantina. Curiosità: la denominazione è Campania Igt, dalla vendemmia 2020 sarà Beneventano Igt.

Le ultime annate

Partirei appunto dalla promettente Falanghina 2020 assaggiata da vasca, che andrà in bottiglia ad aprile prossimo. Dopotutto, se è vero che l’ultima vendemmia sarà con ogni probabilità la migliore degli ultimi anni per l’aglianico, non va taciuto che pure i bianchi si sono difesi bene, specie in un areale come quello del Taburno, dove il clima è pedemontano e si registrano forti escursioni termiche tra il giorno e la notte.

Quanto invece alle due etichette attualmente commercializzate, la Falanghina 2019 (1000 bottiglie – € 6 franco cantina) ha sorso più largo e denso, comunque fresco e citrino, mentre la Falanghina 2018 pare al contrario più algida e verticale, magari manca appena po’ di polpa (oltre che un grado e mezzo di alcol rispetto all’altra, che misura 13,5%).

Le sensazioni sono complessivamente positive, al netto di qualche “dolcezza” di troppo e (forse) di un’eccessiva marcatura della solforosa. Ai punti, però, direi più Falanghina 2019 che 2018.

Terre Caudium
Contrada Sala, 25
82030 Cautano (BN)
T +39 0824 873007

Monte Cigno, l’altra Falanghina de I Pentri

«Monte Cigno è la falanghina di tutte le nostre vigne, comprese quelle più giovani»: così Lia Falato e Dionisio Meola* mi hanno raccontato la loro “seconda” (ça va sans dire) etichetta di falanghina.

Ogni volta che vado a I Pentri, Lia è sempre indaffarata in qualcosa: «volevamo provare a fare la ricotta con il latte delle pecore che pascolano qui nelle nostre vigne. Almeno sappiamo cosa mangiano», così appena qualche settimana fa.

Ero passato per provare le ultime annate, e partirei proprio dalla Falanghina Monte Cigno, che prima c’era ma non aveva un nome e ora invece ce l’ha (Monte Cigno, nel territorio di Cusano Mutri, era l’altura trincerata dei Sanniti-Pentri).

Flora e Monte Cigno

Le uve per il Monte Cigno sono raccolte generalmente nella terza decade di settembre, a differenza di quelle destinate alla Falanghina Flora, che invece restano in pianta fino a ottobre inoltrato. La vinificazione segue però gli stessi ritmi, e anche l’imprinting gusto-olfattivo è simile: mi piacciono molto quelle sensazioni di tiglio ed erbe amare.

I 14 gradi di alcol non sono certo una novità, non da queste parti almeno (il comprensorio tra Castelvenere e Guardia Sanframondi, nel Sannio beneventano). Né si vuole intervenire per spogliare il vino di alcunché. Se però si beve che è un piacere, ed è questo il bello, lo si deve a freschezza e sapidità in quantità.

Bonus: l’ho bevuto con soddisfazione e senza alcuna difficoltà a 14 gradi, e pure con qualche grado in meno. Voi fate un po’ come vi pare: il risultato sarà bello uguale!

I Pentri
via Nazionale Sannitica, 72
82037 Castelvenere (BN)
T +39 0824 940644
M ipentri@gmail.com

* in questo post di Marco Stanzione trovate la storia del loro ritorno alla terra.

Demetra, la Falanghina di Antico Castello

Falanghina Demetra, Antico Castello

Una Falanghina che arriva dall’Irpinia: la firma è dei fratelli Chiara e Francesco Romano di Antico Castello.

La falanghina, lo sappiamo bene, è varietà trasversalmente campana, benché siano ragionevolmente individuabili due distinti biotipi e altrettanti areali di elezione (il Sannio e i Campi Flegrei). Ciò nondimeno è sempre più facile imbattersi, anche nella vicina Irpinia, in interpretazioni liquide di tutto rispetto.

Merito a quelle aziende che ci hanno creduto e hanno investito in vigneti di proprietà, evitando di vinificare uve acquistate a destra e a manca, per mere logiche di completamento della gamma. Dopotutto, me lo confermava appena un paio di giorni fa Chiara Romano, «la Falanghina rappresenta un formidabile apripista a livello commerciale».

Demetra

Prendiamo Demetra, la Falanghina di Antico Castello: anno dopo anno – la prima vendemmia è del 2013 – si conferma bianco affidabile, decisamente rappresentativo della varietà e della zona di provenienza*. I terreni di località Fontana del Bosco a San Mango sul Calore, ove sono state messe a dimora le viti di falanghina, sono ricchi in potassio: di qui, evidentemente, struttura e spiccata sapidità nei vini che vi si ottengono.

Il millesimo 2019 che ho provato in anteprima, ormai prossimo alla commercializzazione, non ricerca la complessità, ma ha dalla sua un sorso di discreta pienezza, pur se di contenuto tenore alcolico. Soprattutto, ha una bella spinta acido-sapida, che accompagna la beva.

Un vino versatile, in perfetto stile falanghina, a scaffale sui 14 euro.

Antico Castello
Contrada Poppano 11 bis
San Mango sul Calore (AV)
T +39 328 1076491
F +39 0825 610384
M info@anticocastello.com

* siamo nell’areale di produzione del Taurasi.