Dal 25 febbraio al 17 marzo.
Pare che il 2018 sia stato un anno positivo per la falanghina: le vendite di vini a denominazione sono infatti cresciute, in volume e a valore. Lo dice una ricerca di IRI che sarà presentata durante il prossimo Vinitaly (dal 7 al 10 aprile prossimi).
Sul Gambero Rosso (in inglese), il vino del mese è la Falanghina del Sannio 2017 di Fontanavecchia. L’etichetta per così dire “base” dell’azienda di Libero Rillo, a Torrecuso, conferma la sua affidabilità, anche in un millesimo piuttosto complicato.
Luciano Pignataro racconta la Falanghina del Sannio “Senete” 2016 de La Guardiense, offerta durante il pranzo con cui la più importante cooperativa sannita ha festeggiato la Laurea ad honorem concessa dall’Università degli Studi del Sannio all’enologo consulente Riccardo Cotarella.
Tra i vini naturali provati a Live Wine che sono piaciuti a Silvia Fratini (Agrodolce), c’è anche la Falanghina “Iastemma” di Canlibero. Ammetto che le mie (limitate) esperienze con i bianchi di Ennio Romano e Mena Iannella sono state, almeno sin qui, meno positive di quelle vissute invece con i rossi. I beninformati, però, mi dicono di buone nuove anche per i bianchi e, in particolare, per questa falanghina in purezza, che è prodotta nell’areale del Taburno (pur non rivendicandone la denominazione) e fa macerazione di 6 mesi in acciaio.