Falanghina express, n. 5/2019

dal 19 aprile al 5 maggio.

Su RFood in edicola domenica scorsa, Eugenio Signoroni parla delle Italian Grape Ale, ovvero di quello stile birrario tutto italiano che prevede “la presenza di uva utilizzata sotto forma di frutta fresca o secca, di mosto fiore, cotto, concentrato, usato come se fosse una spezia o come lo starter per la fermentazione“. Tra le IGA segnalate ce n’è anche una campana, ottenuta da mosto fiore di falanghina e biancolella, che viene abbattuto e poi aggiunto alla birra in fermentazione. Si tratta della Ligia del Birrificio Sorrento.

Luciano Pignataro ha apprezzato la Falanghina del Sannio Vendemmia Tardiva “Alenta” 2017, un vino pensato ormai 18 anni fa e che in questo millesimo si giova della ricchezza e della concentrazione del millesimo, ma con un ottimo corredo di acidità a supporto. Scherzavo proprio qualche giorno fa con Lorenzo Nifo, cugino dell’omonimo agronomo e titolare dell’azienda biologica di Ponte (BN), che Alenta -dal nome del torrente che scorre nelle vicinanze della cantina- è una falanghina per chi non si accontenta“. 😀

Campi Flegrei sugli scudi. La Falanghina dei Campi Flegrei Cruna deLago 2016 de La Sibilla è il vino della settimana su La Cucina Italiana; la Falanghina dei Campi Flegrei 2016 di Contrada Salandra è protagonista, invece, del post di Paolo De Cristofaro su Tipicamente.

Su Intravino una bella carrellata di vini da uve falanghina, dal Sannio ma anche dai Campi Flegrei, nella playlist di Antonio Tomacelli di ritorno da Campania Stories.

Falanghina express, n. 4/2019

dal 18 marzo al 18 aprile.

Alessia Canarino, su Wining, parla dei migliori assaggi a Campania Stories, tra cui ben 5 vini da uve falanghina: uno spumante (il Falanghina del Sannio Frenesia s.a. di Rossovermiglio) e 4 vini fermi (il Falerno del Massico bianco “16 marzo” 2018 di Trabucco, il Falerno del Massico bianco “Vigna Caracci” 2015 di Villa Matilde, il Campi Flegrei Falanghina “Colle Imperatrice” 2017 di Astroni e il Campi Flegrei Falanghina “Cruna del Lago” 2016 de La Sibilla).

Dopo una prima panoramica su Campania Stories, Paolo De Cristofaro su Tipicamente si sofferma sul Campania Igt Falanghina “Preta” 2018 di Alexia Capolino Perlingieri, che si conferma anno dopo anno etichetta interessante e affidabile (“vino quotidiano” per noi di Slow Wine nell’edizione 2019).

Ancora Campania Stories, nel racconto di Nerina Di Nunzio su Agi, che racconta la visita ad Agnanum, l’azienda di Raffaele Moccia che si trova “praticamente in città, perché dalla collina si vede la strada con le auto, ma in un mondo a parte“.

Angelo Di Costanzo, sul blog L’Arcante, parla della Falanghina dei Campi Flegrei “Settevulcani” 2017 di Salvatore Martusciello prodotta con le uve dei vigneti all’interno del Parco Archeologico dei Campi Flegrei.

In un articolo pubblicato sul numero di marzo/aprile 2019 di “Terre del vino” e rilanciato da Luciano Pignataro sul suo blog, Pasquale Carlo parla della parabola dell’uva falanghina nel Sannio: da “brutto anatroccolo” (espressione che era parsa calzante anche a me, allorquando avevo parlato di notorietà, valore e reputazione della falanghina) a bellissimo cigno.

Falanghina del Sannio, i consigli di Bruno Vespa

Vorrei sbagliarmi, ma a parte tutta questa sovraesposizione mediatica per i Sindaci di Sannio Falanghina. Città europea del vino 2019, protagonisti di ennemila apparizioni e brindisi anche al Vinitaly appena concluso, mi pare si sia parlato davvero troppo poco di Falanghina del Sannio (del vino, intendo). Anche coloro i quali hanno sin qui dispensato critiche più o meno ragionevoli, lamentandosi per esempio dello scarso risalto che il riconoscimento di Recevin ha avuto sui media nazionali, hanno di fatto inconsapevolmente contribuito ad alimentare una “passerella” che dura ormai da diversi mesi. Insomma, non sarebbe il caso di (cominciare a) parlare dell’uva “Regina del Sannio”?

Sarà anche per questo che trovo ancor più curioso che uno dei pochi pezzi in cui non si parla di Sannio Falanghina, se non incidentalmente, sia proprio quello che ha firmato Bruno Vespa sul penultimo numero del settimanale Oggi. Sì, proprio lui. Ve le ricordate le parole a margine della cerimonia di concessione della laurea ad honorem all’enologo Riccardo Cotarella, quando aveva liquidato la disorganizzazione con un “queste cose si programmano con almeno due anni di anticipo. Ve lo dice uno che nel mondo del vino ci sta“)?

Il Sindaco di Guardia Sanframondi, Floriano Panza, in posa davanti al padiglione Campania a Vinitaly 2019.

Ebbene, a nemmeno un mese di distanza da quell’uscita -se mi è consentito- (forse) un po’ superficiale (fu obiettato che il riconoscimento di Sannio Falanghina risaliva solo all’ottobre precedente) e che aveva poi dato il la ad altre dure critiche della stampa e dell’opinione pubblica locale, il giornalista di Porta a Porta – a cui nessuno aveva fatto la più banale delle domande: le piace questo vino, lo ha mai provato? – consiglia addirittura 3 etichette di Falanghina del Sannio.

La prima è ovviamente la Falanghina del Sannio “Senete” de La Guardiense, il cui enologo consulente è, appunto, Riccardo Cotarella, winemaker pure per lo stesso Bruno Vespa (ah, non sapevate che fa vino a Manduria!?).

Meno “scontati” gli altri due consigli: la Falanghina del Sannio Vendemmia Tardiva 2017 de Il Poggio (l’azienda dei fratelli Carmine e Marco Fusco, che ha recentemente affidato la consulenza enologica a Franco Bernabei) e la Falanghina del Sannio Taburno 2018 di Nifo Sarrapochiello, di cui, pur riservandomi di verificare il “sapore allegro e musicale“, posso dire che, specie negli ultimi anni, si è dimostrata una delle etichette più costanti dell’intera denominazione.

[credits Sannio Falanghina 2019 fanpage]